La storia dell’automobilismo italiano pullula di personalità creative e geniali, sia in campo ingegneristico (Aristide Faccioli, Vittorio Jano, Giustino Cattaneo, Fabio Luigi Rapi, Dante Giacosa, Gioacchino Colombo, Aurelio Lampredi, Giuseppe Busso, Giulio Alfieri, Fabio Taglioni, Giulio Cesare Carcano, Giotto Bizzarrini e… un’infinità di altri) sia nella carrozzeria (la famiglia Farina, la famiglia Bianchi Anderloni, Giacinto Ghia, Vittorino Viotti, Ercole Spada, Nuccio Bertone, Giovanni Michelotti, Leonardo Fioravanti, Giorgetto Giugiaro, Marcello Gandini e… anche qui un’infinità di altri che, volendo onorare questa nobile schiatta con una sfilata di busti, il Pincio non basterebbe). Per chi volesse saperne di più su questi ultimi restano gli inestimabili atti del convegno Carrozzeria italiana – cultura e progetto che si svolse a Roma nel 1978, a margine di una delle Mostre più belle mai realizzate nobilitando la disciplina da altissimo artigianato a opera d’arte (il testo, curato dalla massima autorità Angelo Tito Anselmi, è disponibile in rete).

Abbiamo già parlato in questo sito di una straordinaria figura di irregolare che ha sparpagliato il suo talento presso vari carrozzieri: il misconosciuto ai più Franco Scaglione, riscoperto grazie al bravissimo compianto Maurizio Tabucchi che riuscì a intervistarlo dopo anni di silenzio e di oblio nel 1993, poco prima della sua scomparsa. Oggi vorremmo parlare di un outsider simile, lo stilista Mario Revelli di Beaumont che, malgrado una lunga militanza in Fiat e dintorni, si applicò nel corso di una carriera tra le più fertili a una molteplicità di progetti e realizzazioni anche per altre aziende.

Era nato a Roma il 25 giugno 1907 da Abiel Bethel, l’inventore della mitragliatrice Fiat 1914 in dotazione al nostro esercito nel primo conflitto mondiale e nelle colonie, e da Lucia Bonomi. Studiò alla Scuola militare della Nunziatella, coltivando contemporaneamente la passione per le belle arti e il disegno. Trasferitosi a Torino aiutò il fratello Gino a elaborare la motocicletta che pilotava in gara per il costruttore/concessionario Galletti e, in seguito, conseguita la laurea in ingegneria, costituì con l’imprenditore genovese Francesco Nasturzio la Revelli Manifattura Armaguerra dove, seguendo le orme del padre, produsse a Cremona su licenza i fucili a ripetizioni Modello 91 (i famosi Manlicher-Carcano) e un fucile semiautomatico di suo disegno chiamato Modello 39.

Negli anni 1925/26 si precisa la sua vocazione di designer free-lance per diversi carrozzieri, forse il primo a essere autonomo da tutti malgrado le offerte per averlo in esclusiva, grazie probabilmente alle risorse famigliari che gli consentivano di non preoccuparsi troppo per l’avvenire. Sono di questi anni e di quelli successivi alcune splendide realizzazioni per Farina, Garavini, Ghia, Montescani, Casaro e Viotti che gli daranno grande notorietà. Nel 1931, grazie ai buoni uffici del padre, riceve dal Senatore Giovanni Agnelli un’offerta che non può rifiutare e per alcuni anni si occuperà, a fianco di Vittorino Viotti e Giacinto Ghia, di metter mano alla linea delle Fiat di serie, soprattutto sportive.





Per tutto il decennio Mario Revelli di Beaumont manterrà comunque aperta la collaborazione con altre Case, basti pensare ad alcuni gioielli dove maggiormente si enfatizza il paradigma “bulboso” delle sue linee (di scuola più francese che italiana, infatti collaborerà con la più barocca di tutte le carrozzerie, la voluttuosa Figoni & Falaschi, società di due parigini di origine italiana) come la stupenda Alfa Romeo 6C 2500 Super Sport Coupé, disegnata per Bertone nel 1942 ma consanguinea di una precedente Fiat 1500 C (sempre Bertone) che ne anticipa gli stilemi.
Se devo pensare a un altro artista che mi richiami alla mente uno groviglio sensuale, mi sembra di trovarlo nel coetaneo torinese Carlo Mollino (1905 – 1973), architetto, designer fotografo (e spericolato pilota), altrettanto eclettico e fuori squadra rispetto ai tempi. Pensando all’unico che possiamo considerare alla pari, il già citato Franco Scaglione, mi sembra che quest’ultimo abbia tratto la sua ispirazione nelle profondità del mare mentre Revelli di Beaumont, in un che di acquattato e pronto allo scatto si sia molto riferito al mondo animale, soprattutto felino.


Seguono svariati altri progetti, perfino di torpedoni, camion, furgoni, vetturette da città e perfino motociclette, tanto la vena sembra inesauribile e davvero lo è. Proprio come Franco Scaglione, Mario Revelli de Beaumont merita un posto speciale nell’Olimpo dei nostri carrozzieri e studi approfonditi oltre quelli dedicatigli da Angelo Tito Anselmi (Mario Revelli de Beaumont: l’altra faccia del pianeta Ornato, Bologna, C.I.P.I.A., 1984) e altri bravi specialisti come Elvio Deganello o Wim Oude Weernink, che con una certa pazienza si possono trovare in rete.




