No, non è un fotomontaggio e nemmeno una creazione dell’intelligenza artificiale. Si tratta proprio della Ferrari 250 GTO del batterista dei Pink Floyd Nick Mason, appassionato collezionista, e della Regina esperta di meccanica dal 1945, quando era coscritta nel Servizio Ausiliario Territoriale e non aveva paura di sporcarsi le mani coi motori.

Una cinquantina d’anni dopo la vediamo compiere la stessa operazione sulla stupenda berlinetta da competizione di Nick Mason, al tempo non ancora Commander of the Order of the British Empire (verrà insignito nel 2019 “per servizi resi alla musica”) ma già sufficientemente devoto alla Corona da meritare le competenze meccaniche della Regina pop.

Nick Mason ha acquistato all’asta nel 1977 la sua GTO (telaio #3757, una delle 39 costruite tra il 1962 e il 1964) per 35.000 sterline, che allora sembravano una bella cifra ma che oggi fanno sorridere pensando che il suo valore ha ormai raggiunto i 50 milioni di euro e ancora s’innalzerà alle prossime aste, investimento che si è rivelato ottimo. Molto importante anche per il ruolo che rivestì quando una decina d’anni dopo, con le quotazioni già schizzate in alto, si trattò di finanziare il tour mondiale dei Pink Floyd che, orfani di Roger Waters e Syd Barret, erano rimasti in tre: il chitarrista David Gilmour, il tastierista Richard Wright e, per l’appunto, il batterista Nick Mason.

Si erano ritrovati per registrare l’album A Momentary Lapse of Reason nell’Astoria Studio, la casa galleggiante sul Tamigi che Gilmour aveva appena comprato e trasformato in studio. A Momentary Lapse of Reason arrivò terzo in classifica in Inghilterra e in America e vendette quattro milioni di copie, ma gli investitori notavano molti dubbi che anche dal vivo la magia della vecchia formazione si potesse rinnovare.
David Gilmour e Richard Wright finanziarono di tasca propria i preparativi, ma decisiva fu la GTO data in garanzia per ottenere il prestito. Il tour durò tre anni, dal 1987 al 1990, per 198 date tutte esaurite (memorabile il concerto a Venezia del 15 luglio 1989 su una chiatta di fronte a San Marco!), con più di 5 milioni di spettatori e incassi per oltre 135 milioni di dollari, la tournée di maggior successo degli anni 80, un trionfo planetario che permise ai finanziatori di riprendere i soldi e a Nick Mason di riportare la GTO in garage.

Torniamo per un attimo alla regina Elisabetta e sveliamo la verità: si tratta della sua sosia, la brava attrice Jeannette Charles, attiva in molti film come Queen Kong (di Frank Agrama nel 1976), National Lampoon’s European Vacation (di Amy Heckerling nel 1985), The Naked Gun: From the Files of Police Squad (di David Zucker nel 1988), Austin Powers in Goldmember(di Jay Roach nel 2002), dove ha interpretato con ironia e misura la Sovrana. Si è qui prestata a un simpatico scherzo, ma sono quasi sicuro che se Nick Mason glielo avesse chiesto Queen Elizabeth II avrebbe accettato come accettò di farsi accompagnare da Daniel Craig/James Bond per il Platinum Jubilee del 2022.


Resta da accennare brevemente alla storia della Ferrari 250 GTO (Gran Turismo Omologato), nata dal desiderio di Enzo Ferrari di realizzare nel 1960 un’agile vettura sportiva, leggera e molto veloce, per il solo impiego agonistico e che potesse competere con le Jaguar e Aston Martin che avevano furoreggiato a Le Mans sfruttando il motore V12 da 3 litri della serie 250. Se ne occupò il suo ingegnere capo del reparto esperienze Giotto Bizzarrini, in vista dei nuovi regolamenti imposti dal Mondiale Marche del 1962 che si sarebbe svolto solo con vetture Gran Turismo.
Sfruttando lo chassis #1791di una 250 GT passo corto, Bizzarrini realizzò un primo prototipo arretrando il motore su nuovi supporti e modificando le sospensioni. Il motore era lo stesso della celebre Testarossa mentre la carrozzeria fu modellata avvalendosi della collaborazione di Sergio Scaglietti (prediletto da Ferrari quando non si rivolgeva alle Grandi Firme come Pininfarina, Touring, Bertone, Vignale o Zagato) secondo esigenze puramente funzionali ma comunque raggiungendo un risultato di esorbitante bellezza.



Ma non sarà Bizzarrini a concludere questo capolavoro. Nell’ottobre del 1961, lo stesso anno in cui il Cavallino rampante aveva dominato in Formula e nei Prototipi, improvvisamente Enzo Ferrari licenzia in tronco i suoi principali collaboratori. Era successo che sua moglie Laura aveva disgustato i dirigenti con continue ingerenze e scenate fuori luogo, tanto che questi avevano dato mandato a un legale di inviare una raccomandata a Ferrari invitandolo a tenerla sotto controllo.
La raccomandata portava la firma di Ermanno della Casa (direttore amministrativo), Girolamo Gardini (direttore commerciale), Federico Giberti (direzione approvvigionamenti), Enzo Selmi (direttore del personale), Carlo Chiti (responsabile progettazione), Giotto Bizzarrini (responsabile sperimentazione prototipi), Fausto Galassi (responsabile della fonderia) e Romolo Tavoni (direttore sportivo). Ferrari si sentì in dovere di difendere la moglie e non esitò a cacciare tutti e promuovere i pulcini che in casa si stanno facendo le ossa: Mauro Forghieri, Giampaolo Dallara, Franco Rocchi, Walter Salvarani. Saranno loro, in particolare il giovanissimo Forghieri, a portare a termine il lavoro.

Forghieri risolse la pericolosa tendenza del retrotreno a perdere aderenza aggiungendo lo spoiler in coda (in alcuni esemplari rivettato, in altri incorporato nella carrozzeria) oltre a cambiare la taratura delle sospensioni posteriori e aggiungervi un parallelogramma di Watt. Soprattutto risolse il problema delle bancate che in curva rimanevano a secco di olio perché la pompa non riusciva a pescarlo nella coppa venne adottato un sistema di lubrificazione a carter secco e aumentata da 10 a 20 kg la quantità di olio nel circuito. A quel punto la 250 GTO fu in grado di affrontare le piste del mondo intero.



Come ogni idea geniale, la GTO fece scuola e dovette subire tentativi di imitazione che tuttavia non riuscirono davvero a minacciarla. Ricordiamone almeno due: la Aston Martin Project 212 (poi 214 e 215) e la Ford 212 Shelby Cobra Daytona, bellissime entrambe e velocissime ma senza la forza di scalfirne il primato.



