Car and Friends

Valerio Berruti
Marco Tullio Giordana

Tutto quello che non dovete sapere sulle auto

La Rolls di Gina Lollobrigida e il brutto incidente. Ecco la storia

Il 1969 è un annus horribilis difficile da dimenticare, segnato da catastrofi che culminano nelle bombe di piazza Fontana del 12 dicembre, ferita mortale per Milano e per l’intero Paese, debutto ufficiale della strategia della tensione e della guerra dichiarata dagli estremisti rossi e neri, agevolati quando non direttamente ispirati dall’infedeltà di corpi separati dello Stato intesi a smembrarlo anziché difenderlo. È materia ancora così controversa che a toccarla si rischiano gli anatemi contrapposti di destra e sinistra ormai attempate e tuttavia nostalgiche della propria ribalda giovinezza, tanto che da entrambe non si cava altro che la difesa d’ufficio dei rispettivi “come eravamo” anziché contribuire a squarciare i veli su come andarono veramente le cose. Servirebbe alle giovani generazioni? Credo proprio di sì, ma i padri sono reticenti, non raccontano, preferiscono perpetuare l’inganno.

Milano, 15 dicembre 1969, funerali di Stato per le vittime di piazza Fontana

Intanto la vita continua imperterrita, il mondo corre per la sua strada e non si vuole fermare. Così anche quello dello spettacolo, con i suoi appuntamenti frivoli o importantissimi che siano, con i suoi protagonisti sempre in pista per non essere dimenticati. Siamo dunque nel 1969, un gelido giorno di febbraio, il 27 per la precisione. Una Rolls-Royce Silver Cloud modello 1962 sta sfrecciando sull’Autosole in direzione Firenze. A bordo ci sono tre figure araldiche del cinema italiano, allora ancora sfavillante: la Diva, il Grande Regista rinascimentale, il Decano della Critica cinematografica. È la diva a guidare: Gina Lollobrigida (l’auto è la sua). Accanto a lei Franco Zeffirelli e, seduto dietro, Gian Luigi Rondi, critico del quotidiano conservatore Il Tempo e gran cerimoniere delle più importanti manifestazioni italiane che riguardano la Settima Arte. 

Venezia, 1966, Gina Lollobrigida e Gian Luigi Rondi

Zeffirelli e la Lollobrigida sono vicini di casa, abitano entrambi sull’Appia antica e il regista – che a giorni dovrà partire per Los Angeles dove il suo Romeo e Giulietta ha avuto varie nomination agli Oscar – ha preso il passaggio per assistere a una partita dell’adorata Fiorentina contro il Cagliari, le due rivali che si contendono lo scudetto. Rondi è buon amico della Lollo (così vezzosamente chiamata dai fan che la contrappongono all’altra “maggiorata” Sophia Loren) e l’accompagna volentieri nella capitale toscana dove dovrà realizzare un servizio fotografico. 

Franco Zeffirelli e Gina Lollobrigida

Nelle vicinanze di Orvieto il lunghissimo rettifilo ha in entrata e in uscita due curvoni a gomito e in uno di quelli la pesante Rolls-Royce (2,1 tonnellate) slitta sul fondo ghiacciato, scavalca il guard-rail ed esce di strada precipitando in una scarpata. Lollobrigida e Rondi se la cavano con poco, molto più gravi le ferite di Zeffirelli, subito trasportato all’ospedale di Orvieto dove resterà in coma per tre giorni. L’impatto contro le lamiere e il parabrezza (le cinture di sicurezza al tempo non erano previste!) gli hanno provocato 32 fratture, al cranio e agli arti. Fortunatamente guariranno, ma intanto niente Los Angeles e niente Oscar, anche se il suo delizioso film riesce ad acchiapparne due: miglior fotografia a Pasqualino de Santis e migliori costumi a Danilo Donati. Zeffirelli aveva avuto la nomination come miglior regista e i produttori Anthony Havelock-Allan e John Braburne quella per il miglior film. 

1969, Gina Lollobrigida nell’ospedale di Orvieto (AP Photo/Giulio Broglio)

La disavventura non guasterà i rapporti fra i due vicini di casa, anche se Zeffirelli nella sua autobiografia rimprovera alla Lollo una guida troppo sbarazzina, viste le condizioni atmosferiche. Non le intenterà causa come faranno invece 54 anni dopo i suoi protagonisti Olivia Hussey e Leonard Withing proprio a lui. Minorenni all’epoca del film (15 Hussey, 17 Withing), hanno denunciato agli inizi del 2023 di essere stati “sessualmente sfruttati” per le scene di nudo, pretese o indotte dal regista manipolatore, e poco importa che Zeffirelli fosse ormai morto nel 2019 e non potesse più difendersi.  Pur volendo rispettare tutte le sensibilità in gioco, queste tardive resipiscenze hanno l’aria di essere fuori tempo massimo.

1969, la Rolls-Royce dopo l’ incidente (AP Photo/Giulio Broglio)

Due parole ancora sulla Rolls-Royce Silver Cloud. Le cronache la descrivono color oro metallizzato, cosa che fa molto fasto peccaminoso, Sodoma e Gomorra, voluttà e perdizione. Si tratta del Gold Bullion P31 (qualcuno dice invece il Gold Bullion II L84) che si trova nell’elenco degli oltre 271 colori disponibili per i vari modelli della casa di Crewe. La Silver Cloud della Lollo era una seconda serie, seguita nel 1959 alla prima del 1955. All’esterno cambiava poco o niente, la differenza era tutta nel propulsore che sussurrava sotto il cofano: la prima serie montava un 6 cilindri in linea di 4887 cc, la seconda un 8 cilindri a V di 6230 cc. Prodotta fino al 1963, fu sostituita dalla Silver Cloud III, meccanica identica e qualche concessione nella carrozzeria alla “modernità”, a cominciare dai doppi fari che snaturavano la linea, volutamente inattuale, disegnata da John Polwhele Blatchley. Uscì definitivamente di scena nel 1966 con l’avvento della Silver Shadow. Anche in questo caso la Casa non ritenne di dover comunicare la potenza limitandosi, come sua abitudine, a definirla “sufficiente”.

Sophia Loren e Gina Lollobrigida al festiva di Berlino del 1954