Car and Friends

Valerio Berruti
Marco Tullio Giordana

Tutto quello che non dovete sapere sulle auto

Grand Prix du cinema: ci voleva un film per risvegliare la Formula 1

C’è un film che fa molto rumore. Un rumore ben noto agli appassionati delle corse automobilistiche. Il rombo del motore, il suono delle pistole nel pit stop, le comunicazioni radio, gli applausi. È F1 Il Film. Sì, come il titolo suggerisce parla proprio della Formula Uno. Non solo ne parla, ma è stato interamente realizzato con la piena collaborazione della Federazione. Il rumore lo sta facendo anche al botteghino.

Brad Pitt in F1 Il Film

Uscito nelle sale lo scorso 25 giugno, il kolossal di Joseph Krasinski (Top Gun: Maverick), con protagonista Brad Pitt, si è infatti piazzato subito in pole position, e ad oggi nel nostro paese ha incassato 2,7 milioni di euro, con più di 300.000 spettatori (e con “l’estate più calda di sempre” andare al cinema sembra essere un vero e proprio atto di fede). Sommando il resto dei paesi in cui è uscito, ha ottenuto circa 160 milioni di dollari al box office internazionale. La gara sembra essere appena iniziata per la conquista del titolo della stagione.

Di cosa parla F1 Il Film? E soprattutto come si porta sul grande schermo la massima competizione automobilistica? Si parte da una storia classica. C’è un ex campione di Formula Uno, Sonny Hayes (Pitt). Negli anni Novanta, all’apice della sua carriera, si ritira per uno spaventoso incidente. Trent’anni dopo riceve una chiamata dal vecchio compagno di squadra, Ruben Cervantes (Javier Bardem), proprietario di un (fittizio) team, APXGP, attualmente sull’orlo del collasso. La sua è una richiesta di aiuto per risollevare le sorti della squadra: dovrà tornare a correre in Formula Uno, al fianco del giovane e talentuoso Joshua Pearce (Damson Idris), dal carattere difficile.

Al topos narrativo per eccellenza, l’eroe chiamato da lontano per salvare il mondo, che si erge a mentore per le nuove generazioni, si aggiunge la spettacolarità delle incredibili sequenze d’azione, e di conseguenza una scarica d’adrenalina per gli spettatori, che si ritrovano incollati alla poltrona per ben due ore e mezza. E come Tom Cruise insegna, “più realismo c’è, meglio è”. Le riprese si sono infatti svolte durante un vero campionato di Formula Uno, con gli attori che hanno guidato dei veri bolidi da corsa in circuiti ufficiali, da Monza a Silverstone. Senza tralasciare la presenza dei veri campioni, da Lewis Hamilton, che figura tra i produttori, e Charles Leclerc.

Steve McQueen in 24 Ore di Le Mans

Il sodalizio cinema e motori funziona. Da sempre. Basti pensare al “king of cool”, da sempre appassionato di corse, sia motociclistiche sia automobilistiche: Steve McQueen. Alla fine degli anni Sessanta, l’attore statunitense concentrò tutti i suoi risparmi per la realizzazione di una pellicola sulla leggendaria competizione di Le Mans. Il risultato fu Le 24 Ore di Le Mans di Lee H. Katzin (1971). Un flop al botteghino, che col passare degli anni venne rivalutato a cult. La maggior parte delle riprese furono svolte nel corso della vera gara della 24 ore del 1970.

Steve McQueen – Il film perduto

Ma c’è un’altra storia che lega McQueen alla Formula 1. Un documentario Sky, Steve McQueen – Il film perduto, la ricostruisce scrupolosamente. Pochi anni prima la star cercò di realizzare con la Warner Bros. Day of the Champion, con la regia di John Sturges (I magnifici sette, La grande fuga), che lo avrebbe visto protagonista. Un film sulla Formula Uno che purtroppo non vide mai la luce. La lavorazione fu interrotta a metà delle riprese. Il motivo? Fu battuto sul tempo da Grand Prix di John Frankenheimer, parallelamente in produzione. Uscì nelle sale nel 1966, targato MGM, e soprattutto con protagonista James Garner, amico e vicino di casa di McQueen. I due non si parlarono per molto tempo.

Grand Prix

Girato con tecniche avanguardistiche per l’epoca, a partire dalle macchine da presa che furono montate sulle stesse vetture, l’opera di Frankenheimer portò per la prima volta il pubblico nel mondo della Formula Uno di allora. Risultò fondamentale la collaborazione delle principali scuderie, che diedero in uso alla produzione auto di tipo F1. Però c’è anche chi inizialmente guardò il progetto con diffidenza. Un nome su tutti: Enzo Ferrari. Il Drake liquidò, infatti, ogni tentativo di accordo sul poter usare il suo nome nel film. Il regista insistette molto per incontrarlo di persona a Maranello per presentargli il “girato” realizzato al GP di Monaco. Sembrerebbe che una volta visionato il materiale, Ferrari alla fine si sarebbe impressionato in positivo, che non solo diede il via libera all’uso del marchio, ma concesse di poter girare nella stessa fabbrica. È possibile, dunque, considerare Grand Prix come un vero e proprio antenato del blockbuster dei nostri giorni con Pitt.

Le Mans ’66 – La grande sfida

Nel cinema degli ultimi anni ci sono stati Rush di Ron Howard, incentrato sulla rivalità tra James Hunt e Niki Lauda, Le Mans ’66 – La grande sfida di James Mangold, con oggetto la sfida tra Ford e Ferrari per la vittoria di Le Mans del 1966 e Race for Glory – Audi vs Lancia di Stefano Mordini, che ripercorre lo scontro tra Audi e Lancia per il mondiale rally del 1983. Il duello è il filo rosso che lega questi titoli. L’elemento narrativo per eccellenza, essenziale per la tensione di un racconto. Nei film sul mondo delle quattro ruote, ma anche più in generale sullo sport, la partita si gioca sul piano professionale e spesso personale. Pur conoscendo gli esiti, trattandosi di storie ispirate a competizioni realmente accadute, gli spettatori sono impossibilitati a sottrarsi alla visione. Non è cosa da poco, e sottolinea le potenzialità delle trasposizioni ad alta velocità sul grande schermo.

È innegabile la sinergia tra entertainment e Formula Uno. Per esempio, con le serie Netflix. F1: Drive to Survive e la recente Senna (è stato realizzato anche un ottimo documentario con l’omonimo titolo, diretto da Asif Kapadia). In particolare la prima, ad oggi alla settima stagione, è una docuserie che ha portato il pubblico letteralmente dentro ai box, svelando così il dietro le quinte del campionato di Formula Uno, ripercorrendone i momenti più salienti. Il suo impatto è stato importante per il coinvolgimento di più spettatori.

Per esempio, come sottolineato in un’intervista de La Stampa dall’amministratore delegato Stefano Domenicali, riprendendo una ricerca Nielsen, un quarto dei nuovi fan è arrivato per l’interesse manifestato nei confronti di Drive to Survive. Una fotografia che mostra che il pubblico si sta facendo sempre più trasversale, e che progetti come il film con Brad Pitt non possono altro che incrementare il pubblico della vera manifestazione.

F1 Il Film è un’operazione commerciale. È nato con questo intento, e non vuole ergersi a trattato definitivo sulla massima competizione automobilistica. Si tratta di un grande successo al botteghino soprattutto per Apple, che da anni cercava di ritagliarsi uno spazio sul grande schermo, sempre con scarsi risultati in termini di incassi. Di recente sono anche circolate delle voci in merito allo sviluppo di un sequel, di cui Krasinski ha provocatoriamente (?) detto che gli piacerebbe vedere assieme Hayes/Pitt con Cole Trickle/Tom Cruise di Giorni di tuono, il cult del 1990 di Tony Scott incentrato sul campionato NASCAR. Al di là delle ipotesi, c’è solo una certezza: quando il cinema ingrana la marcia, l’adrenalina può solo che accompagnare.