Car and Friends

Valerio Berruti
Marco Tullio Giordana

Tutto quello che non dovete sapere sulle auto

I paradossi dell’auto usata. Se l’acquisto diventa un rito

Il rito della consegna di un’automobile nuova presso un concessionario si presenta come una messinscena teatrale nella quale si mescolano contenuti profani e religiosi. Assistono alla celebrazione il responsabile della consegna, l’acquirente ed eventuali accompagnatori. Il consegnatario conduce l’acquirente davanti all’auto nascosta da una copertura con il logo della marca del costruttore. Poi afferra la cerniera lampo (lo zip) e con studiata lentezza la fa scorrere in lungo e in largo per scoprire la vettura. Carrozzeria, pneumatici, cristalli vengono così disvelati all’acquirente. Non capiterà più di vederla così smagliante, così intatta e illibata.

E già, perché l’auto nuova che desideri fa parte di quelle sostituzioni fisiche e sentimentali che caratterizzano la nostra vita. “Ce l’ho da dieci anni e non mi ha mai dato un problema”, oppure “Vedi come la tratto bene, sembra nuova”. Insomma, tutta una costellazione di modi di dire che sembrano umanizzare il rapporto con un oggetto che tale non è. L’auto è molto più di un oggetto, porta con sé un precipitato di emozioni, di esperienze che segnano nel tempo gli anni della giovinezza (uno spider, per pochi ahimè), della maturità (una berlina o un Suv), con carrozzine da stipare e trolley e damigiane e paralumi da sistemare. Il contachilometri che avanza davanti ai nostri occhi è l’agenda vera della storia di questa relazione. Quanta strada fatta insieme, quanta pioggia e quanta calura, e le soste agli autogrill e il vomito dei figli.

Ecco, avvenuta la consegna e verificate le caratteristiche dell’auto ordinata, come da contratto, esattamente in questo istante sta per prendere forma la decisione irreversibile, accendo il motore e metto il veicolo su strada trasformandolo da nuovo in usato oppure decido che è troppo bello, fermo il tempo e decido che rimarrà ‘nuovo’ per sempre perché ‘usato’ non sarà più lo stesso?

Alcuni provano malessere di fronte al logoramento degli oggetti. Orologi da collezionare che segneranno sempre le dieci e dieci, senza battere mai un secondo, bottiglie di vino che non proveranno l’ebbrezza del contatto con l’aria dopo uno stappo, destinate all’ergastolo della cantina. Sapeste quant’è virale questo rifiuto del vedere la decadenza connessa all’uso della vita! Anna Magnani implorava il suo truccatore di lasciarle tutte le rughe “C’ho messo una vita a farmele”. Di fatto è cambiato il modo di vivere e la sua estetica di riferimento.

Usare è vivere e vivere è farsi usare dal movimento del tempo che ci è dato vivere, perché differire le esperienze è un esercizio di vanità senza scopo. Lo stesso vale per gli oggetti ai quali vorremmo conferire un valore di immortalità, come un libro intonso sullo scaffale di una libreria, le sterline della Regina o un’auto a chilometri zero sepolta in un box, tutti oggetti vittime della mania compulsiva di sigillare il ‘nuovo’ in un’eternità patologica.

Se l’automobile è la tua sposa, il matrimonio va consumato altrimenti è causa di nullità. Per capirsi.

Che nel fondo ci sia questo equivoco e questa illusione, intendo il ‘nuovo’ a ogni costo, lo manifesta il sottostante mercato dell’usato, fatto di espressioni destinate ad alleggerire il trauma dell’uso. Come nuovo, usato sicuro, usato garantito, altrettante forme di rassicurazione, di attenuazione del danno dell’uso. Oppure, un solo proprietario, come se la serie di passaggi di proprietà fosse un precipizio dal quale salvarsi.

Ci chiediamo sempre, superando in autostrada le bisarche che trasportano auto usate, quale sarà la loro destinazione, i boulevard de il Cairo, i suk di Marrakech o quello che resta di viabile a Gaza? Un amore morboso potrà recuperare nella passione per le auto d’epoca, bellissime creature, quasi sempre, del tempo che fu. In questo caso i termini nuovo e usato d’incanto svaniscono, perché davanti a noi non abbiamo più oggetti ma ricordi che possono essere tali solo se ci siamo abbandonati alla vita.