La prima persona a guidare un veicolo automobile è stata una donna, c’è poco da arrampicarsi sui vetri. Il 5 agosto 1888, Bertha Ringer Benz si mise al manubrio (non c’era ancora un volante) della Patent Motorwagen a tre ruote del marito Carl Benz e la collaudò macinando chilometri e portandosi dietro i due figli, mica il giretto dietro casa.

In Italia chi sia stata la prima donna a ottenere la patente è ancora materia controversa. Secondo alcuni fu nel 1907 la signora Ernestina Macchia Prola, che ebbe la “Licenza per la conduzione di veicoli” non dalla Prefettura ma da un Ufficio delle Ferrovie. Era originaria di Exilles, un paesino della Val di Susa in provincia di Torino, dov’era nata nel 1876.

Per altri fu invece la possidente Francesca Mirabile Mancuso a conseguirla un po’ più tardi, nel 1913, rilasciata dalla prefettura di Palermo (sempre su istruzione di un Ufficio delle Ferrovie, evidentemente quella era la procedura). Guidava una Isotta Fraschini AN 20/30 HP che ancora era sua nel 1953 quando la donò, insieme alla storica patente, al Museo dell’Automobile di Torino.

A dirla tutta simili licenze furono assegnate anche prima del 1907: nel 1902 alla principessa Carolina Cassini Sforza di Roma e alla contessa Jitte Dal Verme di Milano, nel 1903 alla signora Maria Frangiapane di Roma e alla contessa Emma Corinaldi Treves di Padova, nel 1906 alla marchesa Adriana Bosurgi di Messina. Gentildonne che ispirano immediata simpatia anche perché, oltre ai consueti pregiudizi, avranno dovuto affrontare l’odioso adagio “donne al volante pericolo costante”, nato forse proprio al cospetto del loro apparire sulle strade polverose del tempo.

Mai proverbio fu più “virale” e menzognero di questo, uno di quei luoghi comuni duri a morire insieme alla mentalità paternalistica che li suggerisce, dato che le compagnie di assicurazione ci tranquillizzano che le percentuali degli incidenti sono minori nel caso delle donne, malgrado l’aumento del traffico e – va detto anche questo – l’irresponsabilità ormai generalizzata. In seguito, la presenza femminile si farà valere anche nelle competizioni, dando filo da torcere ai supponenti di ogni risma che le sottovalutavano o si rifiutavano di accettarne la supremazia (come accadde in più di una occasione alla campionessa Ada Pace).

Mostriamo qui alcune leggendarie esponenti per ricordarci, come voleva Gabriele D’Annunzio, che “L’automobile è femmina”, a cominciare da una delle prime, Maria Antonietta Bellan (Contarina, 5 febbraio 1889 – Roma, 17 gennaio 1977) sposata al barone Eustachio Avanzo e sorella di quella Elettra Bellan che sposò invece Angiolo Giuseppe Rossellini dando vita al futuro regista Roberto. Qui si aprirebbe un capitoletto di illustri parentele cinematografiche perché il figlio di Maria Antonietta, Renzino Avanzo, sposerà in prime nozze Uberta Visconti di Modrone, la sorella prediletta di Luchino, e fu tra gli interpreti del capolavoro di Roberto Rossellini Paisà (era il protagonista dell’episodio fiorentino). Due fra i grandi caposcuola del cinema italiano – anzi mondiale, data l’influenza che questi due cineasti sparsero su tutti – erano dunque parenti acquisiti… almeno finché durarono i matrimoni dei relativiconsanguinei.

Ritornando alle nostre campionesse, ecco una galleria di ritratti, almeno di quelle italiane, scusandoci con voi e con loro per la colpevole incompletezza.






