Nemmeno il design è più quello di una volta. Per l’automobile in piena rivoluzione identitaria, ora sempre più elettrica e connessa, la questione dello stile rimane fondamentale. Qualcosa da cui è impossibile separarsi perché il piacere, la bellezza e la linea fanno sempre scattare la scintilla.
Certo, oggi sta cambiando molto di tutto questo. C’è soprattutto la tecnologia spinta e un altissimo livello di sicurezza che in qualche modo limitano la creatività dei designer. Ma c’è soprattutto il fatto che l’automobile viaggia verso l’orizzonte dell’elettricità pura che capovolge anche i principi stilistici. Cosa significa? Tanto per fare qualche esempio, il cofano lungo che faceva immaginare un motore a otto cilindri non lo vedrete più (o quasi) e nemmeno il frontale imponente che nascondeva un grande radiatore.

Era il design di una volta, forme e soluzioni del passato, quando l’automobile andava con il motore termico. Adesso, la seconda rivoluzione della mobilità sta cambiando la forma dei veicoli, trasformandoli lentamente (ma inesorabilmente) in qualcosa di molto più legato alla funzione che all’estetica. Una certezza anche per Giorgetto Giugiaro, il designer più famoso di sempre, autore di auto rimaste nella storia, dalla Volkswagen Golf alla Fiat Panda, dall’Alfasud alla Lancia Delta: “Le evoluzioni tecnologiche sono sempre uno stimolo positivo e la trazione elettrica concede un maggior spazio fruibile, anche perché ormai abbiamo superato l’idea che un mezzo sia brutto se è alto. Il che permette di sistemare nella parte bassa del veicolo tutto ciò che è ingombrante, come le batterie”.

Insomma, la seconda rivoluzione estetica dell’auto mette in campo diverse soluzioni di stile, sia dentro che fuori l’automobile, destinate a creare un linguaggio finora sconosciuto. Dovrà essere conservativo oppure stravolgente? Rompere definitivamente con il passato oppure trattenere qualcosa “del tempo che fu”? La riflessione è in corso.
“La forma, che bella funzione”, diceva Achille Castiglioni, uno dei più grandi designer e architetti italiani. Due concetti che devono camminare insieme proprio come sta accadendo con le nuove automobili elettriche dove la forma deve cogliere l’opportunità offerta dalle tecnologie. Diventare dunque funzione. Anche qui Giugiaro dice la sua: “Dovremmo metterci d’accordo sulla funzionalità di chi usa l’auto, che è un mezzo di trasporto e invece c’è un eccesso di tutto, con una tale capacità tecnologica e ricchezza di servizi da risultare strabiliante”.

Anche questa è una rivoluzione nella rivoluzione che sta ridisegnando completamente gli interni delle vetture diventati dei veri e propri maxi-monitor dove gestire tutte le funzionalità dell’auto. Niente più tasti, niente più manopole ma tutto governato dal “touch” che poi si sta rivelando una soluzione che non si sposa con la sicurezza. Una rivoluzione che ha una data di inizio e un responsabile: il 2009 ed Elon Musk. Proprio in quell’anno, il visionario, non ancora miliardario e lontano dalla politica, presentava la sua Model S, berlina elettrica, entrata in produzione soltanto tre anni dopo. Il futuro e la visione non erano soltanto nelle dimensioni di un’auto lunga più di cinque metri e nella batteria più grande di tutte. No, tutt’altro.
La vera rivoluzione era proprio negli interni, dove al centro della plancia, per la prima volta in posizione verticale, era stato collocato un monitor da 17 pollici, un’enormità per quegli anni. Era lì che veniva concentrato tutto il controllo dell’auto che si esercitava con un semplice “touch” ovvero sfiorando lo schermo. I due unici pulsanti erano per le luci di emergenza e per aprire il vano portaoggetti, sopravvissuti unicamente perché lo imponeva la legislazione americana. Nasceva così l’era dell’interior design automobilistico. Un’altra fase importante della trasformazione automobilistica che porterà alla guida autonoma, quando l’abitacolo diventerà soltanto un salotto dove passare il tempo prima di arrivare alla meta.

Ma tornando al design esterno e al linguaggio stilistico delle nuove vetture elettrificate si scopre che una rivoluzione di questa portata non c’è stata e difficilmente ci sarà. La maggior parte di queste, infatti, ridisegnano e reinterpretano sempre una stessa forma che è quella dei Suv, ribattezzati crossover, più o meno sportivi ma sempre a ruote alte e sempre con il profilo simile. Meglio se grandi per stare più comodi e sentirsi tutti più sicuri e protetti. Una scelta che ha messo praticamente fuorigioco le vere coupé che hanno reso famosi nel mondo i grandi designer e carrozzieri italiani (da Pininfarina a Bertone).

Con quale risultato? Le auto di oggi si assomigliano troppo, i costruttori si copiano tra loro ed è sempre più difficile, almeno al primo sguardo, distinguere una vettura dall’altra. Succede in Europa, un tempo la culla della tradizione stilistica dell’automobile ma succede soprattutto in Cina, prima potenza economica mondiale e leader indiscusso del mercato automobilistico mondiale. Un’industria scatenata dove convivono moltissimi marchi e aziende, tutti portatori di concetti e di idee di design non più basati su una bella carrozzeria, sull’eleganza o la sportività ma solo sulla pura usabilità e funzionalità della vettura.

Dunque, quali auto vedremo nei prossimi decenni non è molto difficile da immaginare. Quando la guida autonoma prenderà il posto delle persone, quando scompariranno pedali e volante così come cruscotto e comandi. I prototipi in giro per i Saloni ci danno qualche anticipazione. Come nell’ultima edizione del Ces di Las Vegas, la più grande fiera di elettronica al consumo del mondo fino all’ultimo Salone di Monaco. Qui, sul prototipo della Bmw Neue Klasse era già scomparso il cruscotto. Al suo posto un head-up display che scorre alla base del parabrezza per tutta la larghezza dell’auto. Anticipazioni di un futuro che è già presente.